Il sole è oramai tramontato da diversi minuti ed inesorabilmente la montagna sta sprofondando sempre più nell’ombra della notte che avanza; in sottofondo l’incessante sinfonia dei cervi maschi in amore si fa sempre più ritmica e poderosa, starei ore ad ascoltarla. La giornata dal punto di vista delle occasioni fotografiche non è stata esaltante, ma anche solo per l’aver vissuto alcune ore nell’autenticità di questi lembi di montagna è stata comunque ripagata la fatica di salire fin quassù. Le flebili luci dei paesi a valle si sono appena accese ricordando quanto sia lontana da qui la “civiltà”, a malincuore mi rendo conto che è tempo di riporre l’attrezzatura nello zaino per intraprendere la lunga ed impervia discesa alla luce della torcia frontale.
Sento però come una forza magnetica che mi trattiene, ancora per un’altra manciata di minuti, nel grembo della grande montagna a godere del suo canto selvaggio, nei colori delicati del crepuscolo e nella fresca brezza che torna a dar respiro dopo il caldo pomeriggio di fine estate. E’ forse questa la parte del giorno in cui più ci sente in armonia con la natura; attimi che si vorrebbero senza fine.
Nel frattempo provo a riprendere le ultime immagini della giornata inquadrando i cervi che bramiscono e si spostano lenti sui crinali circostanti ma è oramai troppo buio per fotografarli al meglio, così desisto. Sto per smontare tutto definitivamente quando una voce più poderosa delle altre irrompe prepotente nell’aria: un maschio sta attraversando il crinale subito oltre le rocce tra le quali mi sono nascosto per l’intero pomeriggio, mi volto lentamente, lo osservo nei suoi eleganti movimenti, superbo e fiero. Riesco ad inquadrarlo, ISO e diaframma sono già impostati all’estremo, il tempo corrispettivo suggerisce di non provare nemmeno a premere il pulsante di scatto ma la voglia di fotografarlo è forte, decido comunque di tentare. Poggio dunque il teleobiettivo su una roccia al livello del terreno ed inizio a seguire il cervo attraverso il mirino con il respiro fermo per evitare qualsiasi vibrazione indesiderata, in attesa di un suo nuovo bramito, pronto ad immortalarlo. Poi eccolo dare una nuova, ennesima dimostrazione della sua forza ai rivali circostanti, uno sforzo immane, quasi commovente, che fortunatamente resta impresso sul sensore della mia camera, ad eterno ricordo di quegli attimi.
Nonostante siano già diversi anni che mi dedico a fotografare i cervi nel loro periodo degli amori, le emozioni e l’adrenalina che pervadano il corpo in questi incontri ravvicinati restano sempre ai massimi livelli, come se ogni volta fosse la prima. La potenza canora dei grandi maschi al bramito riecheggia prepotente tra le valli ed i crinali fino a vibrarti dentro, dove resta impressa indelebilmente. Per me, pochi altri suoni sanno essere parimenti evocativi dello spirito selvaggio che ancora aleggia sulle montagne dell’Appennino centrale.